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MANIFATTURA TABACCHI

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Oggi

Mata, acronimo di Manifattura Tabacchi, è oggi un nuovo spazio dedicato alla cultura cui il Comune di Modena ha dato vita: qui trovano spazio eventi culturali di grande respiro, organizzati dalla Fondazione Fotografia Modena.

È oggi costituito da un insieme di edifici costruiti a partire dal XVI secolo, ampliati e rimodificati fino al 1969, data dell'ultima costruzione precedente il recupero architettonico iniziato nel 2011.

 

Storia

Nel 1513 fu costruito nel centro di Modena il convento di Santa Maria Maddalena, successivamente trasformato in ospedale e poi in un magazzino di salnitro. Dal 1850, tuttavia, l'area non fu più utilizzata e la fabbrica di tabacco vi si trasferì e rimase in funzione fino al 2002.
Le prime notizie sulla lavorazione del tabacco sotto Ghirlandina risalgono alla fine del XVII secolo.
Gli operai venivano chiamati nel dialetto (Appaltadore) come "paltadóri" perché lavoravano nel trattato sul tabacco. Nel 1921 la Manifattura impiegò oltre 1500 persone.

Soltanto nel 1850, anno in cui, per volere del duca Francesco V, si insediò nel vecchio convento di San Marco abbandonato dalle monache. In precedenza era situata negli ambienti di Casa Molza vicino al Palazzo Ducale e alla Darsena e successivamente, intorno al 1783, era stata trasferita nel perimetro del convento dei Capuccini, lasciato libero dai frati dopo che Ercole III d’Este aveva revocato loro il diritto di dimorare a Modena. Nella pianta del centro storico della città, ridisegnata nel 1743 da Domenico Vandelli, emerge che nel 1684 l’area di Via Sant’Orsola era occupata da terreni di proprietà delle monache, di quelle di Santa Maria Maddalena verso Ovest, e di quelle di Sant’Orsola verso Est.

Le due aree erano separate dalla contrada detta della Pilotta, perpendicolare alla contrada di Sant’Orsola. Fu con l’avvento del Regno d’Italia, nel 1961, che la Fabbrica assunse il nome di Regia Manifattura Tabacchi, passando sotto il controllo del Ministero delle Finanze del Regno. Dopo due decenni di alterna fortuna, nel 1884 fu definitivamente reintrodotto il monopolio di stato relativo ai tabacchi. Negli ultimi periodi dell’800 l’attività della Manifattura fu caratterizzata da una importante presenza femminile, che era richiesta ufficialmente per l’abilità delle donne nell’arrotolare i sigari grazie alle dita lunghe e sottili, ma in realtà cercata per la loro maggiore disponibilità a percepire salari più bassi rispetto a quelli degli uomini.

Le figure delle operaie con la cuffia bianca e il camice da lavoro, della “maestra operaia” e della “paltadora” con le rispettive funzioni di controllo e di appalto, divennero caratteristiche a Modena a tal punto che la loro uscita quotidiana dallo stabilimento fu immortalata in diverse cartoline. Con l’inizio del ‘900 si cominciarono a garantire ai dipendenti, come già detto in gran parte donne, migliori condizioni di lavoro e, dagli anni Venti, il netto aumento del consumo di tabacco portò ad un progressivo perfezionamento tecnico delle macchine per la produzione di sigarette e alla completa scomparsa del confezionamento manuale dei sigari.

La produzione continuò anche negli anni ‘80, quando il numero delle persone che vi lavoravano superò le 700 unità, e negli anni ‘90. Nel 1999 però il piano di ristrutturazione e privatizzazione dei monopoli di stato avvio il processo verso la definitiva chiusura della Manifattura Tabacchi modenese che cessò l’attività il 21 dicembre del 2001, con conseguente smantellamento degli impianti nell’ottobre dell’anno successivo.

Manifattura_dei_tabacchi.JPG
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