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​PALAZZO MALVEZZI 

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Il palazzo Malvezzi, oggi sede dell’Amministrazione provinciale, non è certamente uno dei più fastosi tra quelli che il patrizio bolognese fece costruire, ma la stessa ubicazione dimostra che la famiglia era consapevole del proprio peso sociale. La casta, che si dice avere origini tedesche, era radicata a Bologna dal Medioevo, già ricca ed influente nel XII. Nel Quattrocento fu molto vicina ai Bentivoglio, ma alla fine del secolo congiurò per stroncare la loro egemonia, con l’appoggio dei Marescotti e Lorenzo il Magnifico. Giovanni Bentivoglio riuscì ad evitare il complotto e il 28 novembre fece impiccare Giovanni Malvezzi. La famiglia fu mandata ai confini e i loro beni furono confiscati; con il passaggio di Bologna sotto lo stato della Chiesa, i Malvezzi rientrarono nella città.

Nel 1560, la famiglia decise di farsi costruire un palazzo monumentale nel centro di Bologna e ne affidò l’incarico a Bartolomeo Triachini, architetto professionista di straordinario talento. L’edificio fu, ed è tuttora, un modello di civico decoro: una costruzione senza grandi pretese, ma calibrata allo spazio cittadino, con una scolastica successione di ordini entro un solido telaio di macigno.

 

I MALVEZZI “DAL PORTICO BUIO”

I Malvezzi “dal portico buio” traggono il proprio appellativo dalla caratteristica penombra del porticato del loro palazzo. Questa è la versione riportata dalla tradizione.

Molto probabilmente ci troviamo difronte ad un “portico buio” per antonomasia, riconosciuto nella toponomastica popolare per distinguere un luogo preciso della città, dal quale poi i Malvezzi trassero il loro attributo per il solo fatto di abitarvici di fronte. Infatti non si trattava del loro portico, bensì di quello dei Malavasia.

 

LA COSTRUZIONE DEL PALAZZO

Il palazzo, sorto sullo stabile che Giovanni Malvezzi acquistò nel 1458 da Giacomo Ursi nell’attuale via Zamboni, fu edificato per iniziativa di Paola Campeggi, vedova di Bartolomeo Malvezzi, e del figlio Giovanni, come simbolo della rinata potenza politica ed economica della famiglia dopo le vicissitudini legate alla rovina di Giovanni II Bentivoglio. Realizzata a partire dal 1560 da Bartolomeo Triachini – già autore di palazzo Vizzani – la dimora pervenne nel 1590 ad Antonia Sampieri, vedova di Giovanni, e ai nipoti Cornelio e Giulio Cesare Lambertini. Dal 1606 fu proprietà dei fratelli Aldrovandino, del ramo dei Malvezzi “dal portico buio” (così denominato dalla penombra che caratterizza il porticato, interpretazione che la critica recente tende ad escludere), eredi e successori dal 1698 dei Malvezzi de’ Medici, di cui adottarono il cognome.

 

L’ARCHITETTURA DEL PALAZZO

Il palazzo Malvezzi De’ Medici è caratterizzato esternamente da una severa e composta ordinatura, rigidamente classica, con perimetro murario a vista profilato da membrature in arenaria di ordine dorico al pianterreno, ionico al piano nobile e corinzio in quello superiore. La faccia frontale, la quale si affaccia in via Zamboni, si imposta su uno slanciato portico di nove arcate a tutto sesto sorrette da pilastri cruciformi ornati da paraste doriche. Corona il palazzo un ricco cornicione rimato inferiormente da piccoli modiglioni e concluso da più robusti mensoloni posti in asse con le sottostanti paraste ed intercalati da finestrelle ovali. Questo stesso partito architettonico è ripetuto nella fiancata verso piazza Rossini, cadenzata da nove finestre per piano, eccetto quello terreno, architravate e di linee classiche. Quelle dell’ultimo piano sono incastonato da stipiti corinzi con timpani triangolari e con teste nel fregio; frontoni curvilinei su stipiti ionici contraddistinguono quelle del piano nobile mentre le finestre dell’ordine inferiore sono coronate da lunette con conchiglie in arenaria e presentano teste leonine e cartelle nei sottodavanzali. Due grandi cornici si contrappongono alle due estremità della fiancata, incorniciando la porta laterale dell’edificio, a levante, e l’imbocco del portico, a ponente.

Bologna,_palazzo_malvezzi_campeggi_01.JP
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